Agricoltura

Grano saraceno: prove di coltivazione a Novara

coltivazione grano saraceno
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Nella nostra azienda in Galliate (Novara), abbiamo sperimentato la coltivazione del grano saraceno

Il grano saraceno è una dicotiledone appartenente alla famiglia delle Chenopodiacee, genere Fagopyrum,generalmente coltivato in ambienti freschi: valli alpine del nord Italia.
La produzione nazionale non è sufficiente a coprire il consumo e la maggior parte del grano saraceno lavorato in Italia viene attualmente importato dalla Cina.

Il grano saraceno nella rotazione aziendale

Per la nostra azienda agricola, la scelta di fornire un prodotto a tracciabilità garantita, dalla coltivazione alla macina, ci ha portato a sperimentare nel 2016 la coltivazione del grano saraceno anche in terreni non tradizionalmente vocati come la campagna novarese.
Visti gli incoraggianti risultati ottenuti, nel 2017 è stato destinato alla coltivazione, un appezzamento i circa 1 ettaro.

Grano saraceno, prove di coltivazione

Il grano saraceno entra nella rotazione aziendale dopo la raccolta del frumento.
Si inizia quindi a fine giugno con l’aratura che permette di interrare i residui della raccolta del frumento e apportare così sostanza organica al terreno.
Segue una fase di erpicatura per permettere di affinare le zolle e creare un letto di semina accogliente per i chicchi ( definiti acheni ) di saraceno.
Prosegue poi la semina, con seminatrice a file, distanziate 15 cm una dall’altra, interrando i semi ad una profondità di 3-5 cm, utilizzando circa 100Kg di seme ad ettaro.

prova semina grano saraceno

Aratura dopo raccolta frumento

grano saraceno semina novara

Seminatrice a file

Dopo pochi giorni, meglio se su terreno umido, inizia subito la germinazione.
In virtù della velocità di germinazione e di sviluppo iniziale, la coltura non richiede interventi diserbanti. La semina fitta e la velocità di copertura del terreno non lascia possibilità alle erbe infestanti di svilupparsi.

Il grano saraceno è un ottimo utilizzatore della fertilità residua del terreno e, per questo, non viene effettuata nessuna concimazione. (eccessi di azoto provocano facilità di allettamento della pianta, con conseguente difficoltà di raccolta)

Il ciclo colturale del grano saraceno è molto corto: seminato a inizio luglio, in meno di un mese si arriva alla fioritura che continua per tutto il mese di agosto, con maturazione scalare dei semi.

Le api impollinano i fiori di grano saraceno

Semi o acheni di grano saraceno

Grano saraceno: prove di coltivazione a Novara

Nei campi di grano saraceno prevedere l’utilizzo di arnie per aumentare le rese

Per aumentare l’impollinazione dei fiori vengono posizionate nel campo anche 1-2 arnie di api. Il questo modo la produzione di chicchi si incrementa sensibilmente, offrendo alle api una fioritura insolita per il periodo estivo.
Ad  inizio settembre, quando  è maturato il maggior numero di semi e le piante hanno perso la maggior parte delle foglie è pronto per la raccolta, che si effettua  utilizzando una mietitrebbia con testata (barra) da frumento.
Quando gli acheni di grano saraceno hanno raggiunto la giusta umidità si procede con la macina a pietra, per ottenere pregiate farine, ricche di proteine (il grano saraceno è superiore a tutti i cereali come fonte di proteine ad alto valore biologico )

L’ introduzione della coltivazione del saraceno nell’azienda agricola, ci ha permesso di avere un prodotto coltivato senza l’uso di diserbanti e concimi chimici, sfruttando una delle tecniche di coltivazione più antiche e naturali: la rotazione o avvicendamento, a beneficio delle coltivazioni successive e della qualità ambientale.

La farina di grano saraceno

La farina di grano saraceno trova impiego nell’alimentazione umana, normalmente in miscela con altre farine (di mais o frumento), per la preparazione della polenta taragna, pizzoccheri, dolci, pane.

Agricoltura

Mais Ottofile: dalla semina alla farina per polenta

mais ottofile farina polenta
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La coltivazione in azienda del mais Ottofile per produrre farina per polenta.

Il mais o granoturco Ottofile è una varietà particolarmente apprezzata per la sua caratteristica farina per polenta.
Si caratterizza per la pannocchia composta da soli 8 ranghi (file) di semi: da qui il nome mais Ottofile.
La pannocchia ha un diametro di circa 3,5 centimetri e può arrivare a lunghezze di 25 cm.
II chicchi del mais Ottofile sono inconfondibili:  vitrei, con colori dal giallo al rosso, tondeggianti.

Nella nostra azienda agricola di Galliate (NO) sono ormai diversi anni che coltiviamo anche questa pregiata varietà di granoturco, su una superficie di circa 1 ettaro, suddivisa in diversi piccoli appezzamenti.

Il mais Ottofile non ha una classificazione FAO come per gli altri mais ibridi ma, dalla nostra esperienza, per durata del ciclo vegetativo, è possibile paragonarlo ad un mais classe FAO 400

La semina da aprile a maggio del mais Ottofile

La semina si esegue intorno alla metà di aprile, dopo aver arato ed erpicato il terreno e dopo aver effettuato una concimazione potassica. 
Considerato che l’ Ottofile è un granoturco precoce, è possibile procedere alla semina fino a tutto il mese di maggio.

Un buon letto di semina garantisce una maggior germinabilità dei semi.
Si deve avenre cura, nelle annate con scarsa piovosità invernale, di eseguire le operazioni di aratura, erpicatura e semina, nel più breve tempo possibile, per conservare l’umidità superficiale del suolo.

Per la germinazione ottimale del granoturco Ottofile, così come per anche le altre varietà di mais, sono 2 i fattori da considerare.
Oltre alla temperatura (in particolare la minima notturna) infatti, un altro elemento importante da considerare è l’umidità del terreno .

In azienda seminiamo con una seminatrice pneumatica a 4 file, distanziate 75 cm e ponendo i semi ad una distanza di circa 23 cm sulla fila.
Si ottiene così un investimento di circa 6 piante al metro quadrato.

semina mais ottofile

Seminatrice pneumatica da mais 4 file

campo di mais ottofile

Campo di mais Ottofile a maggio

La fertilizzazione del mais Ottofile : attenzione all’azoto

La seminatrice incorpora nel terreno anche il fertilizzante  per supportare le fasi iniziali di crescita del mais, distribuendo fosfato bi ammonico (18% urea e 46% potassio) ad una dose di circa 170Kg/ ettaro.

Dopo circa un mese dalla semina, in condizioni ottimali (metà – fine maggio), si procede con la distribuzione dell’azoto (urea 46%) ad una dose di circa 350kg/ettaro.
Questa quantità varia in funzione della qualità del terreno: in appezzamenti con terreno fertile, ricco di sostanza organica, questo valore può scendere.

Il mais Ottofile non ha un apparato radicale robusto come gli altri mais ibridi quindi,  un’eccesiva concimazione azotata favorisce lo sviluppo vegetativo in altezza della pinta di mais ( può superare tranquillamente i 3 metri di altezza)  rendendolo soggetto ad allettamenti in occasione di temporali con vento.

E’ consigliabile una sarchiatura subito dopo la concimazione, per accostare della terra alla base della pianta del mais, e rinforzare così la tenuta della pianta agli eventi atmosferici violenti.

Durante l’estate provvediamo ad almeno 2/3 interventi di irrigazione per scorrimento, in funzione anche dell’andamento delle precipitazioni.

Mais Ottofile in fioritura a giugno

pannocchia mais ottofile

Stadio di maturazione del mais

Maturazione e raccolta del mais Ottofile

La maturazione del mais inizia a metà agosto per quei campi seminati a metà aprile. 
Le foglie della pianta perdono il color verde brillante e incominciano ad essiccare.
Così anche i chicchi sulla pannocchia assumono il caratteristico color giarro-rosso (a seconda della varietà di Ottofile) e si induriscono per la perdita di umidità al loro interno.

La raccolta del mais viene effettuata ancora a mano, staccando dalla pianta le pannocchie per poi portale in azienda dove vengono scartocciate (eliminazione delle brattee che ricoprono la pannocchia) sempre a mano.
Le pannocchie vengono lasciate ad essiccare al sole ancora caldo di fine agosto – inizio settembre e, quando hanno raggiunto il giusto grado di umidità, vengono sgranate.

La resa in granella è molto scarsa se paragonata a moderni mais ibridi: 20/25 quintali ad ettaro contro i 140 quintali ad ettaro.
E’ però la qualità della farina per polenta a fare la differenza, privilegiando basse produzione con alti livelli qualitativi.

I chicchi di mais Ottofile per la farina da polenta

I chicchi di mais Ottofile sono pronti per essere portati al mulino dove una macina a pietra li trasformerà in pregiata farina per polenta

Raccolta manuale in campo

mais ottofile farina polenta

Essicazione delle pannocchie al sole

Prova la nostra farina di mais per polenta