Cucina

Il risotto: pentola, tostatura, sfumatura e mantecatura

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Come ottenere un ottimo risotto, scegliendo la giusta pentola e fare la tostatura e mantecatura del riso.

Per un buon risotto è indispensabile utilizzare un riso che racchiude in ogni chicco le migliori qualità di tenuta in cottura come il riso Carnaroli Classico.
I chicchi del riso Carnaroli Classico sono grossi e affusolati, con un alto contenuto di amido, rendendolo il riso ideale per preparare pregiati risotti.

La giusta pentola per cuocere il risotto

Qual’è la giusta pentola per cuocere il risotto?

Per un’ottimale cottura del riso, è preferibile utilizzare una tegame dal fondo largo e spesso, meglio se in ghisa o rame.
Dato che questi materiali sono ottimi conduttori del calore, occorre una pentola con pareti mediamente alte, dove distribuire i chicchi di riso su tutta superficie, per garantire un’ assorbimento del liquido di cottura omogeneo.
E’ utile che abbia un manico abbastanza lungo, per facilitare la fase di mantecatura, quando bisogna dare dei colpi per amalgamare insieme al riso, il burro e il formaggio e per creare l’effetto onda.

La tostatura del riso a cosa serve?

La tostartura del riso è un’operazione importante nella preparazione di un buon risotto. Senza la tostatura del riso si rischia che il chicco si spezzi e si disfi ; è tostando il riso che otteniamo un vero risotto e non un semplice riso bollito.
La tostatura a secco consiste nel scaldare a fiamma media il riso, senza il soffritto, per 3 / 4 minuti.
Al contatto diretto con il calore, il chicco di riso si tosta, con cucchiaio di legno va mescolato per evitare che i chicchi si attacchino al fondo e si brucino, finchè il riso non risulta caldo e bianchissimo.
Il calore della tostatura, va a modificare la superficie esterna del chicco di riso rendendolo più resistente, così da determinare la tenuta in cottura.

La sfumatura del riso

Con la sfumatura del riso, si intende quell’operazione che consiste nel versare, nel tegame con i chicchi di riso già tostati,  il vino rosso o bianco.
A seconda della ricetta, si può anche utilizzare birra, Vodka, Cognac, Brandy, Spumante o Champagne quando sono utilizzati come ingrediente principe nella ricetta del risotto.
E’ importante che si alzi la fiamma quando si versa il vino (meglio se freddo) per realizzare lo shock termico che permette ai chicchi di rilasciare l’amido, attendere che l’alcool evapori prima di mescolare ed aggiungere un poco alla volta un mestolo di brodo caldo per iniziare la cottura del riso.

Cuocere il risotto: il brodo, le dosi

La cottura del risotto inizia con l’aggiunta del brodo che permette la fuoriuscita dai chicchi di riso dell’amido.
Il brodo va sempre aggiunto caldo, man mano che viene assorbito: i chicchi devono essere ricoperti di brodo.
Se si aggiunge brodo freddo si interrompe la cottura del risotto.
Nella preparazione del brodo,  le dosi sono  in rapporto di circa 300 ml ogni 80 grammi di riso.
Per mescolare il risotto ti consigliamo di utilizzare anche  la frusta al posto del cucchiaio di legno.
In questo modo, l’amido che è stato rilasciato dai chicchi di riso monterà facilmente, fino ad ottenere un risotto più cremoso.

La mantecatura del risotto

Per mantecare si intende la lavorazione, a fine cottura, che consiste nell’amalgamare il riso con formaggio.
Usa formaggio grattugiato e burro freddo, mescolando e scuotendo il tegame per ottenere un risotto ben legato e cremoso.
Al fine di ottenere una mantecatura perfetta è meglio lasciare riposare per 2 minuti il risotto, togliendolo dal fuoco e coprendolo con coperchio.
Ti consigliamo di usare burro freddo, per permette di aumentare il contrasto con il risotto caldo, creando così una crema che lo rende perfetto.
Aggiungi anche il formaggio stagionato grattugiato come Grana Padano o Parmigiano Reggiano.

Per approfondire leggi anche: Vogliadiriso

Scegli il nostro riso per ottimi risotti

Ricette

Millefoglie di polenta con radicchio, gorgonzola, aceto balsamico

millefoglie polenta radicchio gorgonzola
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Una delle cose che adoro è il creare ricette golose con gli “avanzi” che giacciono in frigo.

Questa millefoglie è nata così, avevo un po’ di polenta da “recuperare” e allora ecco l’idea: l’ho tagliata sottile, fritta fino a formare una bella crosticina e farcita con gorgonzola e radicchio… Per completare un filo di glassa di aceto balsamico.

Si tratta di una ricettina facile e veloce, da servire come antipasto (perfetto con l’arrivo dei primi freddi) o come primo saporito e alternativo.

Le dosi per realizzarla sono un po’ approssimative, l’importante è l’idea e la qualità degli ingredienti. Ovviamente è possibile variarli, a seconda dei propri gusti personali: penso a porcini e taleggio, broccoli ripassati e salsiccia o tutti gli accostamenti che vi piacciono, anche a seconda di quello che avete a disposizione.

Allora andiamo a dare nuova vita alla mia polenta,…

Ricetta millefoglie polenta radicchio gorgonzola

PER 4 MILLEFOGLIE

500 g di polenta pronta
1 cespo di radicchio
120 g di gorgonzola dolce
1 scalogno o mezza cipolla
glassa di aceto balsamico
rosmarino
sale, pepe nero
3 cucchiai d’olio per ripassare il radicchio
olio di oliva per friggere la polenta

Cottura: 10 minuti per il radicchio + 10 minuti per friggere la polenta

Preparazione: lavare molto bene il radicchio, scaldare l’olio d’oliva in un tegame, aggiungere lo scalogno affettato sottilmente e farlo appassire.

Aggiungere dunque il radicchio tagliato a listarelle, salare, pepare e proseguire la cottura sino ad eliminare l’acqua di vegetazione.

Tagliare la polenta a fette di un centimetro, friggerle nell’olio caldo cui avrete aggiunto un trito di foglie di rosmarino e girare le fette di polenta solo quando si sarà formata una bella crosta croccante.

A cottura, appoggiarle su carta assorbente da cucina per eliminare l’unto in eccesso e salare leggermente.

Componiamo ora le nostre millefoglie farcendole con il radicchio, fettine di gorgonzola e la glassa di aceto balsamico.

Se la polenta e il radicchio saranno abbastanza caldi non ci sarà bisogno di scaldare le millefoglie in forno, altrimenti saranno sufficienti pochi minuti per sciogliere il gorgonzola.Il nostro piatto è pronto.

La ricetta millefoglie polenta con radicchio, gorgonzola è di: Cristina Bernardi

Prova la nostra polenta per le tue ricette

Ricette

Polenta con crema di cannellini e funghi allo zafferano

polenta cannellini funghi zafferano
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La polenta con crema di cannellini e funghi allo zafferano, una ricetta delicata e insieme corposa e densa di gusto!

Le normali farine per polenta non hanno un carattere distintivo ma questa farina è diversa!
La farina per polenta di mais antico Ottofile Giallo deriva infatti da un mais antico piemontese quasi scomparso dopo l’avvento delle varietà ibride negli anni del secondo dopo guerra.
Eppure grazie all’impegno e alla costante tenacia di piccoli agricoltori locali, come l’Azienda Agricola Rabellotti Stefano, possiamo ancora oggi godere di questo dono della natura.
Una farina macinata a pietra così che tutte le caratteristiche organolettiche non vadano perse per ritrovarle anzi nella consistenza e nel gusto a tavola.
Una farina dal gusto dolce e delicato, perfetta da abbinare a sapori non invadenti come quelli dei funghi, dei legumi e dello straordinario zafferano!

Infatti in questo piatto mais e zafferano creano una perfetta combinazione di sapori che non si sovrastano ma si accompagnano ed esaltano!

Ricetta polenta crema cannellini, funghi allo zafferano

Tempo di cottura 60 minuti circa

PER 4 PERSONE

Per la polenta:
Farina di mais 350 g
Aqua 1,4 litri
Olio evo 1 cucchiaio
Sale integrale marino 1 c.aio raso
Zafferano 20 pistilli

Per il condimento:
Funghi chiodini circa 500 g
Fagioli cannellini cotti 500 g circa
Zafferano 5 pistilli
Pepe nero a piacere
Alloro 2 foglie
Bacche di ginepro 5
Olio evo 1 cucchiaio
Aglio 2 spicchi
Sale integrale marino
Per servire: mix di semi tostati e/o formaggio grattugiato

 

Prima di tutto, occorre preparare la polenta: salare l’acqua, aggiungere un cucchiaio di olio, aggiungere i pistilli di zafferano e mettere sul fuoco.
Quando sarà calda versare a pioggia la farina, girando con la frusta perché non si formino dei grumi.

Quindi portare ad ebollizione e continuare la cottura a fuoco lento con il coperchio sulla pentola, senza necessità di girare la polenta.

Così, a fine cottura, scoprire la pentola e girare energicamente per far evaporare l’acqua,

La cottura è di almeno 60 minuti, ma la polenta è tanto più gradevole e digeribile quanto più a lungo la si cuoce.

Nel frattempo preparare il condimento: mettere a riscaldare i fagioli cannellini già cotti in un padellino con una tazza di acqua calda, i pistilli di zafferano, un po’ di olio, sale e uno spicchio di aglio schiacciato.

Quando sarà tutto ben caldo frullare con un mix ad immersione fino a formare una crema, se necessario aggiungere altra acqua e/o olio.
In una padella saltare i funghi chiodini con dell’olio, uno spicchio di aglio schiacciato, le foglie di alloro, le bacche di ginepro, un po’ di sale e mezza tazza di acqua, fino a completa cottura.

Per finire, servire la polenta versando su di essa prima la crema di cannellini calda poi adagiando su di essa i funghi e infine spolverando con i semi tostati e/o del formaggio grattugiato e una spolverata abbondante di pepe nero macinato al momento.

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Agricoltura

Mais Ottofile: dalla semina alla farina per polenta

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La coltivazione in azienda del mais Ottofile per produrre farina per polenta.

Il mais o granoturco Ottofile è una varietà particolarmente apprezzata per la sua caratteristica farina per polenta.
Si caratterizza per la pannocchia composta da soli 8 ranghi (file) di semi: da qui il nome mais Ottofile.
La pannocchia ha un diametro di circa 3,5 centimetri e può arrivare a lunghezze di 25 cm.
II chicchi del mais Ottofile sono inconfondibili:  vitrei, con colori dal giallo al rosso, tondeggianti.

Nella nostra azienda agricola di Galliate (NO) sono ormai diversi anni che coltiviamo anche questa pregiata varietà di granoturco, su una superficie di circa 1 ettaro, suddivisa in diversi piccoli appezzamenti.

Il mais Ottofile non ha una classificazione FAO come per gli altri mais ibridi ma, dalla nostra esperienza, per durata del ciclo vegetativo, è possibile paragonarlo ad un mais classe FAO 400

La semina da aprile a maggio del mais Ottofile

La semina si esegue intorno alla metà di aprile, dopo aver arato ed erpicato il terreno e dopo aver effettuato una concimazione potassica. 
Considerato che l’ Ottofile è un granoturco precoce, è possibile procedere alla semina fino a tutto il mese di maggio.

Un buon letto di semina garantisce una maggior germinabilità dei semi.
Si deve avenre cura, nelle annate con scarsa piovosità invernale, di eseguire le operazioni di aratura, erpicatura e semina, nel più breve tempo possibile, per conservare l’umidità superficiale del suolo.

Per la germinazione ottimale del granoturco Ottofile, così come per anche le altre varietà di mais, sono 2 i fattori da considerare.
Oltre alla temperatura (in particolare la minima notturna) infatti, un altro elemento importante da considerare è l’umidità del terreno .

In azienda seminiamo con una seminatrice pneumatica a 4 file, distanziate 75 cm e ponendo i semi ad una distanza di circa 23 cm sulla fila.
Si ottiene così un investimento di circa 6 piante al metro quadrato.

semina mais ottofile

Seminatrice pneumatica da mais 4 file

campo di mais ottofile

Campo di mais Ottofile a maggio

La fertilizzazione del mais Ottofile : attenzione all’azoto

La seminatrice incorpora nel terreno anche il fertilizzante  per supportare le fasi iniziali di crescita del mais, distribuendo fosfato bi ammonico (18% urea e 46% potassio) ad una dose di circa 170Kg/ ettaro.

Dopo circa un mese dalla semina, in condizioni ottimali (metà – fine maggio), si procede con la distribuzione dell’azoto (urea 46%) ad una dose di circa 350kg/ettaro.
Questa quantità varia in funzione della qualità del terreno: in appezzamenti con terreno fertile, ricco di sostanza organica, questo valore può scendere.

Il mais Ottofile non ha un apparato radicale robusto come gli altri mais ibridi quindi,  un’eccesiva concimazione azotata favorisce lo sviluppo vegetativo in altezza della pinta di mais ( può superare tranquillamente i 3 metri di altezza)  rendendolo soggetto ad allettamenti in occasione di temporali con vento.

E’ consigliabile una sarchiatura subito dopo la concimazione, per accostare della terra alla base della pianta del mais, e rinforzare così la tenuta della pianta agli eventi atmosferici violenti.

Durante l’estate provvediamo ad almeno 2/3 interventi di irrigazione per scorrimento, in funzione anche dell’andamento delle precipitazioni.

Mais Ottofile in fioritura a giugno

pannocchia mais ottofile

Stadio di maturazione del mais

Maturazione e raccolta del mais Ottofile

La maturazione del mais inizia a metà agosto per quei campi seminati a metà aprile. 
Le foglie della pianta perdono il color verde brillante e incominciano ad essiccare.
Così anche i chicchi sulla pannocchia assumono il caratteristico color giarro-rosso (a seconda della varietà di Ottofile) e si induriscono per la perdita di umidità al loro interno.

La raccolta del mais viene effettuata ancora a mano, staccando dalla pianta le pannocchie per poi portale in azienda dove vengono scartocciate (eliminazione delle brattee che ricoprono la pannocchia) sempre a mano.
Le pannocchie vengono lasciate ad essiccare al sole ancora caldo di fine agosto – inizio settembre e, quando hanno raggiunto il giusto grado di umidità, vengono sgranate.

La resa in granella è molto scarsa se paragonata a moderni mais ibridi: 20/25 quintali ad ettaro contro i 140 quintali ad ettaro.
E’ però la qualità della farina per polenta a fare la differenza, privilegiando basse produzione con alti livelli qualitativi.

I chicchi di mais Ottofile per la farina da polenta

I chicchi di mais Ottofile sono pronti per essere portati al mulino dove una macina a pietra li trasformerà in pregiata farina per polenta

Raccolta manuale in campo

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Essicazione delle pannocchie al sole

Prova la nostra farina di mais per polenta

Ricette

Risotto porri, speck e patate

risotto porri speck patate
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Questo è un risotto per veri intenditori, dal gusto deciso e gustoso. Il connubio fra porri e speck è oramai ben conosciuto ed apprezzato da moltissimi, io ho pensato di usarlo per creare questo risotto, con l’aggiunta delle patate che danno quel tocco dolce ed una consistenza inusuale.

Per prepararlo ho usato il riso Carnaroli Classico, dal chicco grosso e corposo, che regge benissimo la cottura e garantisce una cremina indispensabile per creare l’onda del risotto perfetta.

Ingredienti per il risotto porri, speck e patate (4 persone)

320 g di riso Carnaroli Classico
Brodo vegetale q.b.
2 porri
2 patate
120 g di speck a fette
1/2 bicchiere di vino bianco secco
50 g di burro + 40 g per mantecare
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
sale e pepe

 

risotto porri, speck e patate

PROCEDIMENTO
1. Preparate un brodo vegetale facendo bollire in 1,2 lt di acqua carota, sedano e cipolla.
2. Pulite il porro, privatelo delle foglie più dure e tagliatelo a rondelle sottili.
3. Tagliate lo speck a strisce.
4. Pelate e tagliate le patate a dadini di circa 1cm per lato; sbollentatele in acqua salata per 1 minuto, scolatele e tenete da parte.
5. Sciogliere il burro nella pentola dove cuocerete il risotto, unite subito i porri, coprite con un coperchio e fate cuocere i porri.
6. Aggiungete lo speck e fate cuocere per poco più di 1 minuto.
7. Togliete i condimenti dalla padella, lasciando parte del fondo di cottura.
8. Fate tostare il riso nella stessa pentola dove avete cotto il porro.
9. Sfumate con il vino bianco secco e fate evaporare.
10. Cuocete il riso aggiungendo il brodo, un mestolo per volta.
11. Quando mancheranno circa 5 minuti unite anche i porri con lo speck e le patate e terminate la cottura del riso.
12. Spegnete il fuoco e mantecate con burro a pezzetti e parmigiano grattugiato.
13. Potete servire con una spolverata di pepe nero macinato.

La ricetta risotto porri, speck e patate è di: Virginia Sementilli

Prova il nostro riso Carnaroli per il risotto porri, speck e patate

Cucina, Salute e benessere

Grano saraceno: perchè fa bene

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Il grano saraceno è un falso cereale che fa bene e non contiene glutine

Il grano saraceno, a dispetto del nome, non è un cereale; appartiene alla famiglia delle poligonacee e, una delle sue caratteristiche più note sono l’assenza di glutine.
Può inoltre essere consumato anche da chi è allergico alle graminacee (orzo, frumento) ed è consigliato alle persone che hanno una dieta priva di proteine animali.

Il grano saraceno è particolarmente ricco di aminoacidi essenziali, come quelli presenti nei legumi, come la lisina.

Il grano saraceno e’ saziante e fa bene a cuore e apparato circolatorio.

Il grano saraceno è ricco di amido resistente, che aiuta a stabilizzare i livelli di glicemia nel sangue e a evitare i picchi di insulina, responsabili degli attacchi di fame e ormoni che influiscono sulla sazietà.

Le fibre di cui è ricco il grano saraceno, portano benefici in termini di funzionalità intestinali, favoriscono l’aumento dei livelli di colesterolo buono nel sangue, contrastando così trigliceridi e pressione alta.
Le fibre del grano saraceno sono simili a quelle contenute nei cereali integrali.

Particolarmente ricco di polifenoli come la rutina,  sostanze antiossidanti che aiutano a proteggere il sistema cardiovascolare per la diminuzione del colesterolo nel sangue, rafforzando le pareti dei vasi sanguigni e migliorando il microcircolo.

Fiore di grano saraceno in maturazione

Ideale per chi pratica sport

Il grano saraceno fornisce all’organismo una buona quota di carboidrati, utili per prevenire cali di stanchezza durante l’attività fisica.
Altri elementi presenti nel grano saraceno sono potassio e magnesio, preziosi per favorire il recupero post allenamento per chi pratica sport, calcio utile per mantenere in salute le ossa, vitamine B1 e B2.

Benessere generale

Le proteine del grano saraceno hanno un elevato valore biologico perché contengono amminoacidi essenziali che sono invece carenti negli altri cereali.

Il consumo di grano saraceno favorisce, grazie alla lisina, la formazione di anticorpi, ormoni della crescita ed enzimi.

Le vitamine e le proteine contribuiscono al mantenimento positivo del tono dell’umore mentre i polifenoli hanno effetti benefici sulla memoria ed un’azione antiemicrania.
I polifenoli e minerali contenuti hanno una funzione antiossidante e antinfiammatoria sull’intero organismo mentre, i minerali e le vitamine contenute, favoriscono il rinnovamento cellulare.

Informazioni nutrizionali della farina di grano saraceno

La farina apporta (per 100 g di prodotto):
Valore energetico Kj: 1452
Valore energetico Kcal: 343
Proteine: 10,8 g
Carboidrati: 65,8 g
di cui Zuccheri: 0,5 g
Grassi: 2,9 g
di cui Saturi: 0,6 g
Fibre: 5,3 g
Sale: 0,001 g

Rispetto alla farina di frumento ha maggior quan meno zuccheri e possiede unatità di antiossidanti.

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